di Antonio Ferrara Romano

Si è conclusa a Castel Lagopesole la mostra ‘Tempo che ci Travolge’ del fotografo potentino Vincenzo Martinelli.

Dopo una prima esposizione a Palazzo San Gervasio, gli scatti di Martinelli sono approdati nel maniero federiciano, pronti a spiccare il volo verso nuovi orizzonti.

Classe 1987, il potentino Martinelli ha sulle dita il segno dello scatto, della ghiera dell’apparecchio. Il suo sguardo indugia sui segni del tempo, della dimensione dell’abbandono.

Gli scatti esposti rivelano tutta l’inquietudine di un passaggio umano che non c’è più, di un antropico assente ma allo stesso tempo latente. I titoli descrivono sempre in maniera calzante ciò che l’artista vuole rappresentare: un tempo che travolge, il ricordo di ciò che è stato, un momento di condivisione poi smarrito.

Realizzati tra Basilicata e Campania, i lavori – tutti a colori – sono affreschi scrostati di una quotidianità misteriosamente interrotta: il triciclo impolverato in mezzo alla sala, la giacca rossa appesa, gli occhiali spessi e glaciali.

Su questi segni artista e osservatore possono intraprendere un viaggio fantastico e chiedersi chi sono questi ‘fantasmi’, qual era la loro provenienza, il motivo della fuga.

C’è una tridimensionalità che coinvolge e rende partecipi degli ambienti rappresentati, un gioco emotivo che lascia spazio a profonde riflessioni.

Martinelli ha intenzione di proseguire su questa strada, di scovare nuovi antri – ambientali e artistici – in un percorso di evoluzione che non stanca, ma anzi incuriosisce.

Tra i progetti futuri una mostra personale di ampio respiro, magari itinerante.

Vincenzo Martinelli ha dato alla fotografia una sfumatura come non si vedeva da tempo, e in un mondo in cui tutti si improvvisano tutto, per fortuna c’è ancora spazio per il talento.

Quei pomeriggi d'autunno passati a giocare insieme
Vincenzo Martinelli, ‘Quei pomeriggi d’autunno passati a giocare insieme’