di Antonio Ferrara Romano

“Papa Francesco? Un rivoluzionario”.

Con queste parole sua eminenza Angelo Becciu, neo cardinale di origine sarda e neo prefetto per le Cause dei Santi, ha definito il pontefice durante la sua prima uscita pubblica a Melfi.

L’occasione è stata la festa nazionale di Avvenire, che quest’anno celebra i 50 anni. Il giornale voluto da Papa Paolo VI, dopo una quattro giorni nella città di Matera, ha concluso il programma di eventi nello splendido giardino del Palazzo Vescovile di Melfi, ospitando una personalità che, al di là dell’importante magistero che si appresta a ricoprire, rappresenta una coscienza storica di due pontificati: quello di Benedetto XVI e quello di Francesco.

Ad aprire il dibattito – moderato dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e dal giornalista Gianni Cardinale –  il vescovo della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, monsignor Ciro Fanelli, che ha ringraziato il quotidiano perché “Contribuisce a formare una coscienza critica con equilibrio e senza clamore”. “La chiesa lucana”, ha aggiunto Fanelli, “Vuole impegnarsi in una nuova evangelizzazione, è disponibile al dialogo, è in sintonia con papa Francesco quando dice che dobbiamo portare sempre il Vangelo nel cuore”. Poi un auspicio: “Il popolo lucano attende con ansia la visita del Papa”.

Papa Francesco è dunque più un rivoluzionario che un riformista perché, ha spiegato il cardinale Becciu, “Vuole una Chiesa come la vorrebbe Gesù Cristo, evangelica. Lui per primo ha iniziato a badare all’essenziale e ci ha fatto sentire tutti più sacerdoti. Mi colpì molto un momento avvenuto subito dopo la sua elezione a papa: eravamo ancora in Santa Marta e lui si sedette sull’unico posto libero, un letto. Un gesto semplice, comune, che però risaltava in quanto fatto da una personalità così importante. In questo modo ci stava già comunicando la sua commovente semplicità”.

Un papa che sta dimostrando anche coraggio e fermezza: obbligato il passaggio sulla riforma della curia definita “Complessa strutturalmente e per le varie problematiche che la contraddistinguono”.

Il Cardinale Becciu è davvero l’uomo dei due papi, uno dei pochi che da vicino ha potuto vedere e toccare l’umanità di due personalità che hanno lasciato un solco profondo nella storia della Chiesa. La nomina a sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato (cioè colui che organizza i viaggi del Papa), voluta da Ratzinger, era una conferma di quanto Becciu fosse – e lo è tuttora – un profondo conoscitore delle dinamiche mondiali. Nunzio apostolico in diversi Paesi, ha maturato negli anni un’esperienza di relazioni internazionali che il papa non poteva sottovalutare. Un’esperienza che anche Francesco ha apprezzato confermandolo in quel ruolo, prima di nominarlo cardinale e affidargli il dicastero per le Cause dei Santi.

Nel suo racconto, il cardinale Becciu ha più volte intrecciato la sua esperienza di vita con il dramma dell’immigrazione: “Mio padre è emigrato in Germania perché in Sardegna non c’era lavoro. Ricordo il dolore ogni volta che partiva, ricordo anche la rabbia perché le istituzioni non facevano nulla per dare ai suoi cittadini un’occupazione. Il fenomeno dell’emigrazione è sempre un dramma: non dobbiamo mai dimenticare che parliamo di persone e non di numeri, come ha ribadito il Papa”.

Non è un caso che tra le prime uscite ufficiali di Bergoglio figura l’isola di Lampedusa: “Il Papa soffriva molto per quello che stava accadendo e non poteva restare in silenzio. Così nel giro di poco tempo è stata organizzata la visita in quel cuore di Mediterraneo che parla di tante tragedie ma anche di speranza. La motivazione di Francesco era straordinaria, la stessa che lo portò successivamente a visitare l’isola di Lesbo”.

Con Benedetto XVI il cardinale Becciu ha avuto la possibilità di misurarsi con il suo pontificato nonché con la sua scelta di abdicare e ritirarsi “Nel silenzio e nella preghiera, perché gli mancavano le forze. Papa Ratzinger era molto umile, pervaso dalla tenerezza, un teologo straordinario e metodico – e in questo era molto tedesco”.

Tante le autorità politiche e istituzionali presenti. Ad accogliere il cardinale Becciu il sindaco di Melfi Livio Valvano che ha auspicato un riscatto civico per recuperare quella “Cultura di valori che oggi il mondo occidentale sembra aver perduto mostrando una diffusa incapacità di gestire le emergenze”. Un saluto anche dall’assessore regionale all’ambiente, Francesco Pietrantuono, che ha parlato di una nuova immagine di Europa calata nel Mediterraneo, e dell’onorevole Vito De Filippo, che ha individuato due caratteristiche comuni al papa e ai lucani: “Frugalità e sfarzo, cioè umiltà di cuore e sfarzo di carità e insegnamento che Francesco ogni giorno ci consegna come imperituro insegnamento”.

E a proposito di politica, il cardinale Becciu ha dichiarato: “Il papa non può intervenire su questioni interne di altri Paesi ma certo di fronte alle ingiustizie sociali non può tacere, perché è la sua missione e di tutta la Chiesa”.

E ora la Basilicata aspetta Francesco.