Violenza sulle donne, manifesto contestato a Potenza

La consigliera di parità effettiva della Regione Basilicata, Ivana Pipponzi, e la consigliera supplente, Luisa Rubino, hanno chiesto “l’immediata rimozione” di un manifesto apparso su un cartellone pubblicitario, a Potenza, che annuncia un convegno sulla violenza di genere con lo slogan: “Amore, ma se mi uccidi, dopo chi picchi?”. Pipponzi e Rubino hanno riconosciuto che “la finalità è nobile”, trattandosi di “un evento di sensibilizzazione e riflessione sulla violenza di genere”, ma “la modalità è in contrasto, oltre che col buonsenso ed il buongusto, anche con il doveroso rispetto della dignità femminile”. Appoggio alla richiesta di rimozione del manifesto anche da parte di diverse organizzazioni che operano a sostegno delle donne.

Per la presidente della Commissione regionale pari opportunità, Angela Blasi “è naturale rimanere perplessi rispetto ad un messaggio quale ‘Amore, ma se mi uccidi, dopo chi picchi?’, un messaggio che può e deve suscitare ribrezzo, una frase che se si decontestualizza ( è il titolo di un cortometraggio)  corre il rischio di creare fraintendimenti pericolosi”.

“Non possiamo, infatti ,dimenticare – aggiunge  – di vivere in un mondo in cui, purtroppo,  tante sono le donne vittime di violenza; un mondo che, aridamente disumanizzato, necessita di  rieducarsi alla cultura del rispetto. Dobbiamo continuare a pretendere che si parli  della violenza contro le donne, che lo si faccia coralmente e non nei soliti spazi, che se ne  parli in maniera costruttiva e mai banale. Dobbiamo far si che tutta la comunità si renda conto che la violenza non è un problema solo delle donne , ma è un problema della società. Dobbiamo essere consapevoli che parlarne vuol dire soprattutto confrontarsi ed informarsi”.

“L’iniziativa a cui fa riferimento il manifesto – conclude Blasi – potrà essere un’occasione utile per farlo. Il linguaggio, oggi, può essere un elemento fondamentale per la battaglia contro la violenza, ma  spesso può rappresentare anche un’arma inadeguata. La nostra città ha dimostrato di essere attenta alla lettura dei messaggi e non ha mai lesinato critiche nel giudicarli. Facciamo si, allora,  che questo episodio possa servire  per crescere culturalmente  con la consapevolezza  che le parole che si esternano sono importanti e possono essere pericolose se ostili”.

Non manca la replica degli organizzatori.

Il prossimo 13 aprile Sinergie Lucane organizza a Potenza presso il museo nazionale Adamesteanu un evento per sensibilizzare la comunità sulla violenza sulle donne e il femminicidio. Evento a cui – fa sapere la stessa associazione – parteciperanno numerose istituzioni e in cui sarà proposto, tra le altre cose, il cortometraggio patrocinato e prodotto dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli e dal Centro Dafne Codice Rosa dal titolo: “Amore, ma se mi uccidi, poi chi picchi?”. Lo stesso titolo è stato proposto per la campagna di comunicazione dell’evento con un sottotitolo che dice: “La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”. Su questo titolo – sottolinea l’associazione – è di ieri l’enorme e spropositata polemica sollevata dalla consigliera pari opportunità Ivana Pipponzi che ne ha chiesto la rimozione per istigazione alla violenza e messaggio fuorviante oltre che linguaggio non di genere. La presidente di Sinergie Lucane, Paola Faggiano, interviene così con una sua nota: “L’intento del manifesto è di essere d’impatto e centrare il problema alla base della personalità distorta e ambivalente dell’uomo che esercita violenza sulla stessa persona che dichiara di amare. Lo fa con un ossimoro ma soprattutto attraverso una domanda che inchioda il carnefice di fronte a questo meccanismo malato. Io credo che si debba guardare oltre e riflettere ed è questo che si voleva con un titolo così forte ma che ha nel suo stesso sottotitolo la spiegazione. Del resto – continua la Faggiano – è stato usato e bene in Campania, sposato dalle stesse istituzioni e non mi pare ci sia stata alcuna polemica se non i complimenti per l’efficacia, se pur forte, del messaggio. Io credo che anche chi polemizza sulla diversità di comunicazione, uno un cortometraggio, l’altro un manifesto, non si è fermato a capire e a leggere anche il sottotitolo che come fa il cortometraggio spiega il paradosso creato nel titolo. Il nostro scopo – conclude la presidente di Sinergie Lucane – che già abbiamo trattato l’argomento e ne conosciamo la delicatezza, è quello di alzare il livello della riflessione con una comunicazione forte perché non esiste un linguaggio di genere per affrontare un fenomeno psichiatrico e sociale come il femminicidio ma piuttosto esiste un obiettivo: dis-velare una verità profonda e dolorosa, alle volte l’istinto di morte e l’istinto d’amore coesistono, e con questo linguaggio che è stato impiegato, provocatorio e di rottura, vogliamo dare una forte spinta alla battaglia di tutta la comunità per provare a risolvere questo grave crimine”.

 

fonte ansa