Basilicata, terra di tradizioni.

Non è da meno la Settimana Santa, che si arricchisce di riti alcuni dei quali molto antichi, ciascuno con un sapore proprio. Il confine tra sacro e profano si assottiglia e l’ossatura del racconto diventa lo specchio di un’identità difficilmente ritrovabile altrove.

L’APT (Agenzia per la Promozione Territoriale) di Basilicata vede nelle rappresentazioni sacre degli elementi fondanti la nostra cultura.

L’area più ricca è senza dubbio il Vulture-Melfese, ma le rappresentazioni legate alla Pasqua si estendono in tutta la provincia di Potenza e nel materano.

Ad Atella, da oltre 50 anni, va in scena la Via Crucis del Giovedì Santo, con oltre 130 figuranti e un pathos crescente che culmina con la crocifissione finale sulla collina del Cimitero.

Ricca di simbolismo è la Via Crucis di Barile che si tiene il Venerdì Santo. Considerata la più antica della Basilicata (secondo le fonti è stata ideata nella metà del ‘600), è celebre per la figura della zingara, derivata dalla comunità arbereshe che a Barile ha trovato la sua ragion d’essere. Si tratta di una donna interamente ricoperta degli ori prestati dalla comunità.

Altamente suggestiva è la processione della Madonna Nera a Melfi, il Venerdì Santo. Decine di bambine e giovani ragazze vestono il tradizionale abito luttuoso della Vergine addolorata, intonando canzoni e recando i simboli della Passione. Le statue della Madonna e del Cristo nella bara sono poste a debita distanza, cosicché la Madre, che si dispera nella ricerca del Figlio per le vie del centro storico, non possa mai scorgerne il corpo straziato dalla morte.

A Venosa sono due i riti legati alla Passione: il primo si svolge il Venerdì Santo e si tratta di una rappresentazione teatrale itinerante che sfrutta le scenografie dei monumenti della città, tra cui il Castello dove si svolge la crocifissione. Il Sabato Santo, invece, le Confraternite di San Rocco e del SS. Sacramento escono in processione recando i simboli della Passione e indossando abiti con cappuccio.

Particolarmente coinvolgente è la Via Crucis di Filiano (Venerdì Santo), con oltre 100 figuranti reclutati tra le fila della popolazione locale, in cui la fedeltà ai testi sacri e alle quattordici stazioni del cammino doloroso di Cristo verso la Croce si uniscono alla suggestione dei vicoli del paese.

A Maschito, altra comunità arbereshe, non c’è solo la zingara: tra le figure più interessanti della rappresentazione del Venerdì Santo vi è il Malco, colui che ha condannato il Cristo e ora si pente della sua azione percuotendosi con il cordone del vestito e indossando i calzari al contrario.

Nel Vulture-Melfese Rionero chiude le numerose rappresentazioni con la Via Crucis del Sabato Santo e 180 figuranti.

Ad Oppido Lucano va in scena dal 1979 la ‘Pregessione’, con centinaia di figuranti che ripercorrono i momenti salienti degli ultimi giorni di Gesù, dall’ingresso a Gerusalemme alla crocifissione e deposizione.

Il Venerdì Santo a Montescaglioso le statue dei Misteri ripercorrono le stazioni della Via Crucis attraversando le strade della città a passo lentissimo. Tra le statue più interessanti vi è quella della Madonna Addolorata seguita da altre raffiguranti Cristo alla colonna, Gesù Crocifisso, Cristo Morto e la Pietà. La processione rientra a notte fonda e le statue sono condotte nuovamente nelle rispettive chiese.

Ad Albano la processione della Madonna Addolorata avviene alle 4 del mattino del Sabato Santo. La statua viene portata in processione solo da giovani donne vestite di bianco che rappresentano la Vergine, indossano abiti da sposa di madri e nonne affinché la Madonna possa benedire il loro futuro di mogli e madri. Il rito rievoca la ricerca notturna di una madre che non trova suo Figlio, riferimento sia all’episodio di Gesù nel tempio ma anche al culto di Demetra che cerca Kore nell’Ade. La processione si conclude con una messa al sorgere del sole. Tipica è la troccola, strumento a percussione costituito da una tavoletta di legno che gira attorno a un perno.

A Baragiano va in scena l’antico Rito della Spina, si celebra il 25 marzo e il Lunedì di Pasqua. I bambini dai 2 ai 10 anni vengono posti sotto la protezione della Madonna facendoli passare nudi sotto un arco di spine intrecciato detto ‘scocca’, il passaggio avviene tra le braccia del padrino e della madrina per un totale di 6 volte, tre a pancia in su e tre a pancia in giù. Poi i bambini vengono portati presso la chiesa e rivestiti ai piedi della statua dell’Annunziata; si innestano quindi i rami della scocca e se attecchiscono alla vita del bambino sarà sotto la protezione della Vergine.

A Castronuovo di Sant’Andrea la processione che da centinaia di anni attraversa il paese e si svolge il Venerdì ha il suo momento più emozionante nell’incontro del Figlio morto con la Madre rappresentati da due statue in cartapesta del XVIII secolo conservate nella Chiesa Madre. La processione notturna, invece, si caratterizza per il fatto di essere riservata solo agli uomini.

Il Venerdì a Pisticci si svolge la Processione dei Misteri. Dalle varie parrocchie escono state di cartapesta raffiguranti i vari momenti della Passione, bordate di nero in segno di lutto e precedute da emblemi delle confraternite e affiancate da donne in nero. Si riuniscono presso piazza del Plebiscito e da lì la processione prosegue accompagnata da canti simili alla ‘naccarata’, cioè il lamento che veniva intonato sulla bara del defunto. A notte inoltrata c’è la predica del ‘predicatore’ cioè di un prete forestiero. Una volta erano 4 processioni che partivano all’alba e proseguivano fino a notte inoltrata, poi si sono riunite.

Nel tardo pomeriggio del Venerdì a San Mauro Forte, con una lunga veglia detta Agonia, si apre la processione del Cristo Morto con la statua dell’Addolorata. Le icone lignee vengono portate a spalla da fanciulle vestite di bianco e scialle nero e da ragazze vestite di nero. Suonano le troccole e si sosta in tutte le Chiese dove ci sono i sepolcri. Dopo i riti, i devoti depositano nei campi e nei vigneti germogli di grano, pegno per un abbondante raccolto.