Home Attualità Gli “immigrati” in Basilicata sono soprattutto europei

Gli “immigrati” in Basilicata sono soprattutto europei

Il Rapporto Immigrazione presentato a Melfi con il direttore della Caritas Soddu

Il 17° Rapporto Immigrazione della Caritas “Un nuovo linguaggio per le migrazioni” si situa a metà tra una cartina geografica e un indicatore socioeconomico.

Entrambi gli aspetti devono essere conosciuti, scandagliati, per conoscere effettivamente cosa vuol dire il fenomeno migrazione, quale la sua portata, gli effetti, le conseguenze.

Se ne è parlato al Salone degli Stemmi del Palazzo Vescovile di Melfi, alla presenza di Mons. Francesco Soddu, Direttore Caritas Italiana, di Giuseppe Grieco, direttore della Caritas diocesana, e del vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa, monsignor Ciro Fanelli, con la moderazione di Tonio Galotta, direttore Ufficio comunicazioni diocesano.

Per quanto riguarda i dati relativi alla regione Basilicata e forniti dall’Istat risulta che sono 22.500 gli stranieri residenti (anno 2018), pari al 4,0% della popolazione totale. È soprattutto europea la provenienza degli stranieri: il 40,5% è di nazionalità rumena che fa parte dell’Unione Europea, a fronte del 4,5% della Nigeria (paese extracomunitario). La concentrazione risulta maggiore in provincia di Potenza (54,2%) rispetto al materano (45,8%), seppure presenze cospicue si registrano soprattutto nel metapontino.

Se dunque la presenza più consistente riguarda persone provenienti dalla Comunità Europea, mentre è ridotta la richiesta di aiuti da parte di rifugiati politici o immigrati in fuga da conflitti.

Si evidenzia inoltre una crescita costante della sensazione di minaccia alla sicurezza e all’ordine pubblico ricondotta all’immigrazione. Nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Un ulteriore 34% dei servizi telegiornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza. Per trovare il primo tema dotato, almeno potenzialmente, dei caratteri di “buona notizia” è necessario scendere al terzo posto, dove si colloca il racconto dell’accoglienza, al quale nel 2017 è riservato l’11% delle notizie.

Dal punto di vista sanitario, il profilo di salute dei migranti si va sempre più caratterizzando per condizioni di sofferenza dovute ad accoglienza inadeguata, fragilità sociale e scarsa accessibilità ai servizi.

Per quanto riguarda la religione, i musulmani sono poco meno di 1 milione e mezzo, pari al 28,2% del totale degli stranieri. I cristiani complessivamente sono il doppio, quasi 3 milioni, in aumento di circa 50 mila unità negli ultimi due anni. Ne consegue che, nel complesso, il 57,7% dei cittadini stranieri residente in Italia è cristiano.

Importante è in tutto questo il ruolo svolto dalla Caritas che risponde alle richieste degli stranieri attraverso i Centri di aggregazione, i Centri di ascolto, le parrocchie e con l’attivazione di vari servizi tra cui: ascolto, bacheca offro/cerco lavoro, distribuzione beni materiali, consulenze specialistiche, corsi di lingua italiana, assistenza ai lavoratori stagionali, eccetera.

C’è bisogno dunque di un nuovo linguaggio che sappia rispondere a una “emergenza culturale”. È necessario mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le comunità verso l’acquisizione di una nuova “grammatica della comunicazione” che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone.

In tale contesto “emergenziale” i due organismi della CEI, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, hanno voluto confermare il loro impegno anche attraverso la pubblicazione di questo Rapporto che da oltre 25 anni analizza il fenomeno migratorio nelle sue molteplici dimensioni.

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