Scuola, si cambia di nuovo.

Una delle novità introdotte dalla riforma del Governo Renzi era la chiamata diretta dei docenti: sostanzialmente i dirigenti scolastici potevano reclutare insegnanti dagli ambiti territoriali in base a determinate competenze che più si adattavano alle esigenze dell’istituto scolastico.

Ma il nuovo governo, rappresentato nella fattispecie dal ministro dell’istruzione Marco Bussetti, ha eliminato uno dei cardini della ‘Buona scuola’.

L’accordo è stato raggiunto in sintonia coi sindacati, da sempre contrari al reclutamento diretto.

Si tratta di un accordo transitorio che presumibilmente anticiperà l’abolizione legislativa via Consiglio dei ministri.

Sono previste due fasi: innanzitutto la copertura dei posti disponibili per le categorie protette, quindi i posti residuali assegnati seguendo il punteggio di mobilità.

La domanda dovrà essere presentata online a partire dal 27 giugno nella quale il docente dovrà indicare la scuola – prima erano cinque – di preferenza.

Le operazioni dovranno essere concluse entro il 27 luglio, dopodiché si passerà all’assegnazione della sede per il personale immesso in ruolo: avranno priorità i vincitori di concorso, poi i supplenti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento, in ordine di punteggio. La sede di incarico sarà assegnata contestualmente all’ambito di cui il docente è titolare.

L’accordo è stato firmato da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e dalla Gilda.

L’Associazione nazionale presidi (Anp) ha invece contestato la decisione vista come un accordo tra le parti senza consultare il Parlamento.  Il presidente Anp, Antonello Giannelli ha dichirato: “I dirigenti scolastici non sono innamorati di questo istituto in quanto tale, ci può far comodo un obbligo in meno. Il problema è che l’abolizione della chiamata diretta fa male all’utenza. Era positiva: consentiva di scegliere i docenti più adatti per l’offerta formativa della scuola, permetteva di adattare il servizio alle esigenze dei ragazzi”.