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Di Antonio Ferrara Romano

La scuola come spazio.

È la conditio sine qua non per ripensare la didattica italiana.

L’Istituto Superiore ‘Gasparrini’ di Melfi anticipa i tempi, scommette sul presente per rivoluzionare il futuro delle nuove generazioni.

Già a settembre partirà la sperimentazione del quadriennio, che consentirà ad una classe dell’indirizzo finanza e marketing di conseguire il diploma in quattro anni anziché cinque.

Una formula che coinvolgerà 100 istituti italiani e che produrrà senz’altro risultati interessanti anche da un punto di vista pedagogico.

Proprio la pedagogia è stata protagonista di un incontro dal titolo ‘Progettiamo la scuola insieme – Tra pedagogia e architettura’. Un lavoro concepito in collaborazione con l’Università di Bolzano e il sostegno della pedagogista Beate Weyland e della architetta Alessandra Galletti.

L’idea di base strutturata con la platea del ‘Gasparrini’ è di concepire la scuola come uno spazio che racconta, uno spazio di condivisione.

Uno spazio che può influire anche sulla didattica e sull’apprendimento. Un luogo accogliente, pensato per poter essere gestito da tutti i frequentanti l’istituto scolastico, determina un maggior senso di libertà – ma sempre nel rispetto dell’istituzione – che si esplica in una maggiore compartecipazione.

Va da sé che l’aula scolastica classicamente intesa si trasforma in un laboratorio di idee, così gli altri spazi dell’edificio che vengono investiti di nuove funzionalità: il corridoio è anche una biblioteca pubblica, il cortile una agorà.

Il dirigente scolastico Michele Masciale crede fermamente in questo progetto: la collaborazione stipulata con l’Università di Bolzano fa del ‘Gasparrini’ la prima scuola che si mette in gioco in questo rapporto dialettico in cui le due massime istituzioni del sapere progettano insieme, di pari passo.

Montessori e Steiner sarebbero fieri di questa impresa, ora tocca realizzarla.