Il Tribunale Ordinario di Roma prima Sezione Civile con sentenza del 19.07.2017 n. 15676/2017 ha dato ragione alla Prof. Albina Colella, rigettando integralmente la richiesta di risarcimento danni per diffamazione promossa da ENI nei confronti della professoressa, e anche condannando la società petrolifera per lite temeraria.

Il Tribunale ha così sancito la legittimità dell’informazione scientifica svolta negli anni dalla Prof. Colella, Ordinario di Geologia dell’Università della Basilicata.

“La vicenda trae origine dalla divulgazione dei risultati della ricerca scientifica della Prof. Colella, fatta a seguito di ripetute sollecitazioni di cittadini lucani, sulle acque sotterranee ricche idrocarburi, gas, sali, metalli, fenoli, tensioattivi, ecc., che nel 2011 erano improvvisamente affiorate su suoli agricoli di Contrada la Rossa (Montemurro), a 2,3 km dal pozzo di reiniezione di scarti petroliferi Costa Molina 2 in Val d’Agri, e che mostravano diverse affinità con quelli che sono i caratteri generali dei reflui di scarto petrolifero.

Il 10 marzo 2015 ENI aveva citato in giudizio la Prof. Colella per chiederle un risarcimento di cinque milioni di euro più 100 mila per diffamazione e danni morali e patrimoniali ipoteticamente subiti dalla società petrolifera.

Il Tribunale di Roma nella sentenza che dà ragione alla Prof. Colella, afferma che “l’art. 21 della Costituzione, che in questa sede trova diretta applicazione, costituisce un pilastro dello stato democratico e della effettiva possibilità per il popolo di esercitare la propria sovranità essendo stato correttamente informato ed avendo potuto conoscere l’opinione degli esperti in relazione ad ogni settore di rilevante interesse sociale o pubblico”.