“L’arresto del terrorista Cesare Battisti è una buona notizia per tutti i familiari delle vittime e per tutto il personale di Polizia Penitenziaria che non ha mai dimenticato il maresciallo Antonio Santoro, barbaramente ucciso nel 1978”. Lo sostiene in una nota il segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria (Spp), Aldo Di Giacomo, secondo il quale “il maresciallo rappresenta il simbolo più alto di dedizione allo Stato, pagata direttamente con la vita, e al tempo stesso il sacrificio di tanti uomini e donne appartenenti alle forze dell’ordine che hanno lasciato e continuano a lasciare i propri paesi d’origine al Sud per servire lo Stato in altre regioni e città del Paese. La memoria del maresciallo Santoro per noi è sempre stata viva quale esempio per le giovani generazioni che con lo stesso impegno ed entusiasmo si avvicinano al sempre più difficile lavoro nella Polizia Penitenziaria. Sapere che adesso, finalmente, il terrorista Battista sconterà la sua pena per questo come per gli altri delitti di cui si è macchiato, inoltre, per il S.PP. che da tempo conduce iniziative a sostegno della campagna «chi è la vittima e chi è il carnefice» è un risultato significativo della volontà di affermare, nei fatti e non solo negli auspici, la certezza della pena e della legalità. Un cammino, purtroppo ancora lungo, non solo perché ci sono numerosi latitanti da catturare ma come dimostra il recentissimo «caso Locatelli», uno dei principali narcotrafficanti internazionali rimesso in libertà per un banale difetto di notifica della citazione a giudizio, ancora troppi criminali la fanno franca. Ci chiediamo perché mai gli agenti di Polizia Penitenziaria dovrebbero rischiare quotidianamente la propria vita, come ha fatto il maresciallo Santoro, nel rischio di aggressione o dovrebbero continuare a stressarsi in turni massacranti di lavoro se poi un narcotrafficante , definito «persona con numerosi e rilevanti precedenti, senza soluzione di continuità dal 1975» può riacquistare la libertà così normalmente. Noi a questa situazione di cosiddetta normalità non ci stiamo e non rinunciamo a denunciare, il crescente malessere psico-fisico determinato dalle condizioni di lavoro del personale delle carceri italiane. Per questa ragione mettiamo in guardia il Ministro Bonafede, il Governo e il Parlamento: attenti a non fare i prestigiatori e a far sparire le poste finanziarie per i comparti della sicurezza come è accaduto per l’annullamento delle disposizioni sul pernottamento in caserma per fare cassa”.