I sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil denunciano il mancato rinnovo del contratto di lavoro a tre dei nove dipendenti di Cosmopol assunti a tempo determinato a seguito dell’accordo siglato in Regione lo scorso aprile che sigillò il passaggio al gruppo irpino della forza lavoro e delle commesse fino a quel momento gestite dalla società Ronda Service, azienda di portierato appartenente alla galassia dell’istituto di vigilanza La Ronda. I sindacati contestano la decisione della Cosmopol di non prorogare i contratti ritenendola “priva di alcuna giustificazione logica” e accusano il governo regionale di “non aver esercitato il necessario ruolo di garanzia e controllo, doveroso anche in considerazione del fatto che – osservano le tre sigle sindacali – il massimo ente regionale è, direttamente o indirettamente, il principale committente dell’istituto di vigilanza campano. Tra gli appalti ereditati dalla Cosmopol – ricordano i sindacati – figura proprio il servizio di portierato in Ardsu, Cnr, Consiglio regionale e Ospedale San Carlo, per un totale di circa trenta addetti.

“Siamo davanti a un clamoroso caso di dumping contrattuale”, è la denuncia dei sindacati che attaccano: “Con la proroga degli appalti da parte della Regione, la Cosmopol ha già coperto i costi affrontati per l’acquisizione del complesso aziendale ex La Ronda, pari a circa 800 mila euro, grazie ai sacrifici economici imposti al personale acquisito, e ora, invece degli attesi investimenti, a parità di ore lavorabili e fatturato, mette alla porta i lavoratori senza alcuna giustificazione se non quella di lucrare un ulteriore margine di profitto. Tutto ciò nel totale disinteresse del governo regionale e della classe politica lucana che, finora, non ha avuto nulla da eccepire sul far-west che si è venuto a determinare in questi anni nel settore degli appalti regionali, settore in cui committenti pubblici fin troppo distratti consentono alle aziende di fare il bello e il cattivo tempo, di decidere chi, come e quando assumere, in barba alle leggi e ai contratti nazionali, salvo poi meravigliarsi della crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni. La fiducia va meritata – concludono Filcams Fisascat Uiltucs – esercitando fino in fondo il mandato democratico e imponendo alle aziende che fanno fatturato con i soldi dei contribuenti il rispetto delle regole e degli accordi”.